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Convegno R.A.N.E.M.A: la rivoluzione della Rino-allergologia e la Medicina di Precisione nell’allergia

Circa un terzo della popolazione generale soffre di patologie allergiche. L’allergologia, è una delle brache mediche che ha visto nell’ultimo decennio una crescita esponenziale dei trattamenti offerti e della diagnostica, utile a migliorare la sintomatologia dei pazienti affetti da allergie. Linee guida, protocolli, procedure saranno al centro di un convegno dedicato alla diagnosi e al trattamento delle patologie allergiche.

“Rino-allergologia the new era of molecular allergology – R.A.N.E.M.A”, si tiene sabato 21 ottobre presso l’Hotel NH Catania Centro (Piazza Trento 13, Catania) ed è destinato a medici di Medicina Generale (Medici di famiglia) e specialisti in Allergologia e Immunologia clinica, oltre che ad un ampio gruppo di medici, chirurghi, specialisti in altre discipline (Anestesia e Rianimazione, Cardiologia, Dermatologia e Venereologia, Diabetologia e Malattie del ricambio, Ematologia, Endocrinologia, Epidemiologia, Farmacologia e tossicologia clinica, Gastroenterologia, Genetica medica, Geriatria, Ginecologia e Ostetricia, Igiene degli alimenti della nutrizione, Igiene Epidemiologia e Sanità pubblica, Laboratorio di Genetica Medica, Malattie dell’apparato respiratorio, Malattie infettive, Medicina del lavoro e sicurezza degli ambienti di lavoro, Medicina di comunità, Medicina Interna, Medicina Legale, Microbiologia e Virologia, Nefrologia, Neurologia, Oftalmologia, Organizzazione dei Servizi Sanitari di base, Otorinolaringoiatria, Patologia clinica, Pediatria, Pediatria , Reumatologia, Scienza dell’alimentazione e dietetica) e biologi.

Nelle patologie allergiche è necessario individuare le cause, le concause e i meccanismi patogenetici sistemici che concorrono al mantenimento dei sintomi. «In questo modo – spiega Michele Malaguarnera, responsabile scientifico del convegno e specialista in Allergologia e Immunologia Clinica – nell’era di quella che viene definita “medicina di precisione” sarà possibile “confezionare” le strategie terapeutiche più opportune per il paziente. È in atto uno switch sempre più verso la Medicina personalizzata ed è obiettivo del convegno divulgare i nuovi approcci utili ai fini diagnostici ed i possibili trattamenti per ogni singolo paziente».

Il dr. Michele Malaguarnera terrà un intervento su “Ns-LTP Allergy”. LTP è l’acronimo di Lipid Trasfer Protein (Proteine di Trasporto dei Lipidi), piccole proteine presenti in moltissimi alimenti di origine vegetale. Sebbene possa sembrare una sigla nuova e non molto conosciuta, in realtà l’allergia alimentare a queste proteine è una delle più frequenti nell’area del Mediterraneo raggiungendo il 2,5% della popolazione adulta e fino al 4% dei bambini. Sarà presente al convegno anche il dr. Stefano Malaguarnera, biologo nutrizionista, con un focus sull’importanza dell’alimentazione in allergologia.

Arriva l’estate, ma le allergie non vanno in vacanza

È davvero il caso di dirlo: le allergie non vanno in vacanza. Starnuti e pruriti non sono prerogative solo della primavera. È vero che nei mesi estivi alcune fioriture sono terminate: quindi, il problema delle reazioni allergiche è meno diffuso. Ma è altresì vero che i cambiamenti climatici hanno modificato il ciclo di vita delle piante allungandone il periodo di fioritura e di impollinazione.

Tra i principali responsabili di allergie respiratorie durante i mesi estivi ci sono le graminacee e la parietaria.

Ma non sono solo le piante con i loro pollini a rappresentare una minaccia. L’alternaria è una specie di fungo particolarmente diffusa nel nostro Paese, responsabile di numerose allergie soprattutto nel periodo che va da luglio a settembre, quando la concentrazione nell’aria delle sue spore è massima. I sintomi sono quelli tipici di una allergia respiratoria: rinite, congiuntivite e spesso asma.

Oltre alle più diffuse allergie respiratorie non vanno sottovalutate neanche quelle cutanee (come l’orticaria o le allergie da contatto), alimentari o da punture di insetto.

L’orticaria

Un’allergia fastidiosa ma purtroppo assai diffusa: si stima che durante il periodo estivo circa 1 milione di persone, in Italia, presentino almeno un episodio di orticaria acuta. Ma perché ci viene l’orticaria in estate? In cima alle motivazioni c’è la sudorazione, che aumenta il prurito: poi i raggi solari e a seguire l’acqua di mare (per chi ci va, ovviamente), e ancora le temperature elevate, il cambio della dieta. Non solo: l’applicazione di cosmetici solitamente usati nel periodo estivo può determinare un’orticaria da contatto, sia localizzata che estesa. Nello specifico si parla di oli per capelli, creme o filtri solari, profumi.

L’allergia da contatto

L’allergia da contatto è provocata, appunto, dal “contatto” con qualcosa che provoca irritazione. Uno su tutti il nichel. Poi tra i prodotti più comunemente incriminati ci sono, ad esempio, gli emulsionanti, gli idratanti a base di urea, i prodotti ad alto contenuto di glicole di propilene, ma anche i profumi, prodotti che rilasciano formaldeide e anche alcuni prodotti naturali. Ma è bene stare attenti anche alla composizione dei tessuti per l’abbigliamento, e pure ai tatuaggi (anche quelli temporanei, all’henné).

Allergie alimentari

In vacanza, soprattutto all’estero, è opportuno sapere con esattezza cosa si ordina per evitare possibili reazioni allergiche causate da alcuni ingredienti. È sempre meglio dichiarare le allergie alimentari e portare con sé i farmaci per il primo intervento. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti in questi tipi di allergie vi sono il latte, le uova, la soia, le arachidi, le nocciole, il pesce, i crostacei.

Allergie da punture

Passando più ore all’aria aperta, aumentano anche le possibilità di punture di insetti. Dopo la puntura di imenottero (api, vespe e calabroni) possono verificarsi sintomi di diversa gravità. Le reazioni locali, e le cosiddette reazioni locali estese (cioè del diametro di almeno 10 cm e con durata superiore a 24 ore) sono generalmente di natura infiammatoria, e non di interesse allergologico. Al contrario le reazioni generalizzate sono spesso espressione di una sensibilizzazione allergica. Queste ultime hanno solitamente un esordio molto rapido e possono coinvolgere, oltre al distretto cutaneo, anche l’apparato gastrointestinale, quello respiratorio e quello circolatorio, provocando sintomi di varia gravità, fino allo shock anafilattico, condizione che mette a serio rischio la vita del paziente, e che statisticamente si verifica nell’1% dei casi.

Prima di partire per le vacanze è sempre bene consultare il proprio allergologo per verificare di avere con sé tutte le terapie necessarie al corretto trattamento della propria allergia.

Allergie in aumento causa inquinamento

“Epidemia allergica”, perché aumentano le allergie

Le allergie sono probabilmente sempre esistite. Le prime descrizioni della rinite allergica risalgono ai primi decenni del 1800. Fino al 1960 si può calcolare che le malattie allergiche (rinite e asma, dermatite atopica e da contatto, allergie alimentari ecc.) fossero presenti tra l’1% e il 2% della popolazione. Dal 1960, nei paesi occidentali, l’aumento è stato vertiginoso: già nel 1970 si calcola che le malattie allergiche colpissero il 4,5% della popolazione per passare all’8,4% nei primi anni Ottanta.

L’organizzazione mondiale della sanità stima che nel 2050 le allergie colpiranno il 50% della popolazione. Tanto che si parla di una vera e propria “epidemia allergica”.

Quali sono attualmente le ipotesi più accreditate per giustificare questo aumento?

La prima è senza dubbio la cosiddetta “ipotesi igienica” (ipotesi di Strachan del 1989). In questo caso la responsabilità viene attribuita al fatto che il nostro sistema immunitario “lavora” meno rispetto al sistema immunitario dei nostri nonni e bisnonni e diminuisce così un tipo di linfociti (i linfociti T helper-1) che sono “protettivi” nei confronti delle malattie allergiche. La maggior parte della popolazione prima del secondo conflitto mondiale viveva vicino a stalle a stretto contatto con animali, beveva latte non pastorizzato e acqua del pozzo, non veniva sottoposta a vaccinazioni, non aveva a disposizioni armi per combattere le infezioni come gli antibiotici. Si trattava di una popolazione che, se fosse giunto ad una età adulta, avrebbe avuto un sistema immunitario molto forte. Secondo questa ipotesi, il cambiamento radicale nell’esposizione ai microrganismi legato all’igiene sempre più diffusa, ha un impatto sull’azione del sistema immunitario e potrebbe essere responsabile, almeno in parte, dell’aumento delle malattie allergiche, soprattutto nei Paesi dove le condizioni di vita sono migliori e quindi è ridotta l’esposizione ai germi.

Tra i “colpevoli” dell’aumento delle allergie troviamo anche l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la qualità dell’aria.

Il surriscaldamento del pianeta ha anticipato il periodo di fioritura delle piante rispetto all’arrivo della primavera. Da questo dipende il fatto che i pollini si concentrano nell’aria per un arco di tempo ben più ampio: è quasi scontato che l’incidenza delle allergie sia maggiore. Nei luoghi in cui la qualità dell’aria è peggiore, d’altra parte, i numeri delle allergie sono più elevati. Più alte sono le temperature, maggiore è la quantità di ozono che si sviluppa nell’aria. Parliamo di una molecola non allergizzante, ma che è in grado di irritare l’apparato respiratorio. E, dunque, di accentuare i sintomi respiratori di un’allergia primaverile. A partire dall’asma, rilevabile in quasi il 40% delle persone che ne soffrono: da sola o associata alle altre manifestazioni (starnuti, ostruzione nasale, prurito, rinorrea e congiuntivite). A ciò occorre aggiungere anche l’inquinamento veicolare.

I particolati (Pm 2,5, Pm 1 e soprattutto Pm10) possono fungere da «vettore» per i pollini: in pratica le molecole allergeniche si legano alla superficie del particolato che poi le trasporta anche a distanze considerevoli rispetto al luogo dove erano state liberate. L’azione dello smog si combina così con quella degli allergeni peggiorandone le conseguenze e causando congiuntivite, raffreddori frequenti e prolungati nel tempo, ma anche asma e disturbi respiratori.

Se i sintomi si manifestano per la prima volta e lasciano sospettare un’allergia è bene consultare uno specialista allergologo. Lo studio medico Malaguarnera di Catania potrà fornirti una diagnosi di allergia e un percorso terapeutico mirato. Prenota una visita specialistica chiamando i seguenti numeri: 0957150323 / 3471143326.

Allergia o intolleranza alimentare

Allergia o intolleranza alimentare?

Che differenza c’è tra allergie e intolleranze? Si sente spesso parlare di allergie e intolleranze alimentari quasi come fossero sinonimi, mentre in realtà sono due patologie ben distinte, confuse, probabilmente, a causa di alcuni sintomi comuni. I due termini “allergia” e “intolleranza” indicano entrambi una reazione indesiderata del nostro organismo a una determinata sostanza, ma dal punto di vista clinico sono completamente diverse.

L’allergia alimentare è una reazione ad alimenti o a componenti alimentari (proteine) che attiva il sistema immunitario.

Quando si soffre di allergia alimentare il sistema immunitario identifica erroneamente un alimento specifico o una sostanza in esso presente come qualcosa di nocivo (allergene), per neutralizzarlo rilascia quindi anticorpi (immunoglobuline E, note anche come IgE). I sintomi dell’allergia sono dovuti al rilascio, da parte dell’organismo, di mediatori chimici (istamina) in risposta alla reazione immunitaria scatenata dagli allergeni. Tra gli allergeni alimentari più diffusi vi sono le uova, il latte vaccino, la soia, il grano, i crostacei, la frutta, le arachidi e vari tipi di noci.

Per intolleranza il concetto è diverso: il sistema immunitario non viene coinvolto, di conseguenza non si scatena una risposta immunitaria.

Già l’etimologia del termine “intolleranza” indica l’incapacità di sopportare, di tollerare: in seguito ad un’assunzione abbondante di un determinato alimento, l’organismo “si ribella” perché non riesce a digerirlo correttamente. Le intolleranze alimentari sono, quindi, dovute ad abitudini alimentari errate e abusi protratti di alcuni alimenti. Inoltre, si possono manifestare sino a 72 ore dopo l’ingestione dell’alimento con disturbi confondibili con altre sintomatologie. Un tipico esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del latte.

L’unico fattore che accomuna, anche se solo in parte, le allergie alle intolleranze è la sintomatologia.

Comuni sono, infatti, gli effetti che si manifestano dopo una reazione allergica o un’intolleranza alimentare: dolori addominali, diarrea, nausea, gonfiore allo stomaco, prurito ed arrossamento della cute rappresentano i sintomi che si riscontrano in entrambe le problematiche. Di sicuro, comunque, i sintomi che si manifestano in un’allergia possono essere di maggior entità rispetto agli stessi che si verificano in un’intolleranza: le manifestazioni allergiche possono infatti sfociare anche in problemi respiratori, cardiorespiratori, fino alla forma più grave dello shock anafilattico.

Come devono essere trattate le allergie alimentari e le intolleranze alimentari?

Prima di tutto, è importante distinguere tra allergia e intolleranza. Il punto di partenza è un’anamnesi approfondita che indaghi, oltre ai sintomi (costrizione delle vie respiratorie, eruzioni cutanee, problemi gastrointestinali, etc.), le modalità di insorgenza e la presenza di fattori individuali favorenti lo sviluppo di un’allergia. Successivamente, dopo la visita clinica, lo specialista può procedere con il prick test che si effettua ponendo degli estratti allergenici sugli avambracci del paziente e pungendo successivamente con una lancetta o prescrivere un esame del sangue per la ricerca nel siero del paziente delle immunoglobuline IgE specifiche dirette contro l’alimento sospettato (Rast test). Infine, si può procedere con la somministrazione al paziente di piccole dosi dell’alimento sospettato (test di scatenamento) in ambiente controllato.

Va precisato che alcuni test che vengono effettuati per diagnosticare le intolleranze sono interamente privi di riscontri scientifici.

Ce ne sono vari, tutti inattendibili: test citotossico (si fa attraverso il contatto al microscopio delle cellule degli alimenti sospetti con i globuli bianchi del paziente), test del potenziale elettrico (che valutale modifiche della resistenza elettrica della cute a contatto con l’allergene), vega-test (che si effettua tramite punture della cute).

La diagnosi deve essere eseguita da un allergologo attraverso un percorso che richiede competenze specifiche ed esperienza.

Il trattamento principale dell’allergia alimentare consiste nell’evitare l’ingestione degli alimenti che causano allergia. Bisogna leggere attentamente le etichette dei prodotti commerciali che potrebbero contenere gli allergeni in tracce (ad esempio uovo o latte contenuti nei biscotti). Data la possibile gravità delle reazioni, ai pazienti con allergia alimentare è necessario prescrivere un kit di emergenza che contenga adrenalina auto-iniettabile, l’unico medicinale in grado di risolvere reazioni potenzialmente fatali. Se una persona è invece intollerante, può comunque continuare ad assumere quel dato alimento, ma a piccole dosi: a volte è suggerita l’astensione totale per brevi periodi, in modo da ricreare il patrimonio enzimatico necessario alla digestione dell’alimento.

Se sospetti di essere allergico o intollerante ad alcuni alimenti lo studio medico Malaguarnera di Catania, grazie alla presenza di specialisti in Allergologia e Nutrizione, potrà fornirti una diagnosi differenziale e il conseguente trattamento con un adeguato piano alimentare che ti permetta di evitare gli alimenti a rischio (dieta di esclusione). Prenota una visita specialistica chiamando i seguenti numeri: 0957150323 / 3471143326.

Anche l’autunno è tempo di allergie

Anche l’autunno è tempo di allergie

Se eravamo abituati a starnuti e allergie principalmente nel periodo primaverile, adesso possiamo assistere a questi fenomeni pure in pieno autunno. Il polline potrebbe essere sempre più presente nell’arco dell’anno iniziando precocemente in primavera (fino a 40 giorni prima) e allungandosi a fine estate anche tra settembre e ottobre (fino a due settimane dopo). I motivi sono molteplici ma hanno un unico comune denominatore: i cambiamenti climatici in atto.

Tra tutti i pollini di questo periodo, i più pericolosi sono generalmente quelli della parietaria e dell’ambrosia.

Quest’ultima, nello specifico, inizia la sua impollinazione ad agosto, dando il via ad un processo che può talvolta durare anche fino alle alle prime settimane dell’autunno, prolungando di fatto il tempo di esposizione dei pazienti agli allergeni.

Nel periodo autunnale non abbiamo solo allergeni esterni (outdoor) legati alla pollinazione di alcune piante, ma anche allergeni presenti negli ambienti interni (indoor). Questi ultimi infatti rispetto al periodo estivo sono meno arieggiati, di conseguenza aumenta l’umidità e con essa la concentrazione di muffe e acari della polvere.

Le muffe (Alternaria, Cladosporium, Aspergillus) possono causare reazioni allergiche, sia all’aperto e sia al chiuso, in ambienti particolarmente umidi. Le muffe possono essere responsabili di reazioni allergiche particolarmente severe: non solo oculorinite ma, in alcuni casi e nelle persone predisposte, anche violenti crisi asmatiche. Gli acari possono essere la causa di reazioni di tipo respiratorio, come rinite, rinocongiuntivite e asma, ma anche cutanee. Gli acari della polvere sono gli allergeni più frequenti nelle nostre case: sono minuscoli animali, della stessa famiglia dei ragni, non visibili a occhio nudo, che si riproducono nella polvere e si cibano del nostro epitelio di sfaldamento cutaneo. Si annidano soprattutto nei materassi, nei cuscini, nei tappeti, nelle librerie e laddove è più difficile combattere la polvere.

Quando un individuo predisposto a sviluppare allergia entra in contatto con una concentrazione elevata di allergene (pollini, muffe o acari) si determina la produzione di IgE, glicoproteine coinvolte nella risposta immunitaria dell’organismo contro uno specifico allergene.

Quando poi il contatto si protrae si innescano una serie di fenomeni infiammatori con rilascio di mediatori propri dell’allergia come l’istamina e interleuchine specifiche che portano alla comparsa dei sintomi. Abbiamo dunque a che fare con una rinite allergica, la quale come è noto comporta starnuti, naso gocciolante, lacrimazione, prurito agli occhi e tosse. In alcuni individui a questi sintomi diffusi si somma anche l’asma.

Test allergici ai farmaci

Una corretta diagnosi è fondamentale per identificare la vera causa dell’allergia e studiare un trattamento mirato.

Nelle malattie allergiche la prevenzione inizia con l’eliminazione dell’allergene o con la sua riduzione laddove possibile. Seguendo i calendari pollinici è possibile sapere con precisione quando i pollini delle piante a cui si è allergici sono più attivi per evitare, se possibile, l’esposizione. Per quanto riguarda l’ambiente domestico è importante ridurre la temperatura e l’umidità degli appartamenti e eliminare l’esposizione al fumo di sigaretta.

La terapia è personalizzata e dipende dal quadro del paziente. In generale, per la rinite la terapia gold standard è rappresentata da farmaci steroidi topici come gli spray nasali. In alcuni casi si può usare una terapia topica combinata steroidea e antistaminica. Per diminuire la sintomatologia correlata alla rinite (prurito del cavo orale, starnuti, prurito al naso) possono essere utili farmaci antistaminici. Per l’asma sono invece disponibili farmaci specifici: nella maggior parte dei casi il controllo della malattia si ottiene con farmaci corticosteroidei per via inalatoria che possono essere associati anche a farmaci broncodilatatori.

Se anche tu riferisci un peggioramento dei sintomi (ostruzione nasale, starnuti, naso che cola) propri delle allergie autunnali prenota una visita con il dottor Michele Malaguarnera, specialista in allergologia e immunologia di Catania, chiamando i seguenti numeri: 0957150323 / 3471143326.

Intervista al dr Michele Malaguarnera su NewSicilia

Covid o allergia? Il dr. Michele Malaguarnera risponde su NewSicilia

In questo periodo dell’anno possono insorgere o acuirsi alcuni sintomi tipici delle allergie respiratorie quali la rinite, la congiuntivite e l’oculorinite che molto spesso rischiano di essere confusi con i sintomi del Covid-19.

Cosa fare allora per distinguere i sintomi dell’allergia stagionale dai sintomi del virus?

A questo, e a tanti altri quesiti relativi la diagnosi e le terapie delle patologie allergiche, ho risposto in una intervista pubblicata su NewSicilia.

Leggi l’articolo: “Covid o allergia, ecco come distinguerli: l’esperto spiega differenze e similitudini”

Arriva la primavera, la stagione delle allergie

Arriva la primavera: è tempo di allergie

In primavera si risveglia la natura, e con lei inizia anche la stagione delle allergie. Se per molti è la stagione della rinascita, delle giornate all’aria aperta, delle passeggiate sotto un sole mite e sopra un prato fiorito, per molti altri invece coincide con starnuti e prurito. La primavera, infatti è il periodo in cui la concentrazione aerea di pollini è più alta, e la stagione in cui le allergie raggiungono il culmine. Negli ultimi anni inoltre si riscontrato un progressivo aumento delle frequenza di casi di pollinosi, che in alcune aree del Paese esordiscono già tra gennaio e febbraio, in evidente anticipo rispetto alla classica allergia primaverile.

Secondo le stime dell’Allergy Day, in Italia le persone che soffrono di allergie sono una su 3, mentre in tutta Europa si stima che ci siano 70 milioni di allergici.

Ad avere il predominio sono le allergie, con tanto di forme asmatiche e riniti, associate all’esposizione al polline, ma anche agli acari o ai peli degli animali. I sintomi più caratteristici delle allergie primaverili sono a carico delle mucose delle vie respiratorie (tracheite con tosse ed asma bronchiale), delle mucose nasali (ostruzione nasale, secrezione acquosa, prurito, starnuti) e oculari (prurito, lacrimazione, congiuntiva arrossata ed edematosa).

In particolare, il male primaverile per antonomasia è certamente la rinite allergica, nota anche come pollinosi.

Si tratta di un’infiammazione periodica o cronica, che interessa il naso e la cui causa va ricercata in una reazione allergica. Quest’ultima, in particolare, costituisce una risposta determinata dall’interazione di diversi fattori genetici, ambientali e soprattutto immunitari. Come riporta l’Istituto superiore di Sanità, quando l’organismo soggetto ad allergie entra in contatto con un allergene, il corpo prova a rispondere producendo degli anticorpi specifici, note come immunoglobuline E(IgE). Queste, a loro volta, legandosi a un certo tipo di cellule all’interno delle mucose, provocano il rilascio di sostante irritanti, quali appunto le istamine, che infiammano tessuti dermici e mucose. In parole semplici, la presenza dell’allergene mette in allerta il sistema immunitario che utilizza degli anticorpi per contrastarlo ed eliminare il problema.

Se è vero che esiste un certo tipo di familiarità nell’essere soggetto a diventare allergico, entrare in contatto, soprattutto dopo una malattia, con un ambiente ricco di pollini, può essere una concausa dello sviluppo di un’allergia.

Per chi soffre di pollinosi è fondamentale tenere sotto controllo il calendario dei pollini, che indica i periodi in cui le piante rilasciano i principali allergeni nell’ambiente. Le famigerate graminacee ad esempio, rilasciano pollini tra aprile e giugno; la parietaria da marzo a ottobre; le betullacee da gennaio a maggio e le cupressacee (i cipressi, sempre più influenti) da febbraio a marzo.