I test per le allergie

I test per le allergie: quali sono e come si eseguono

Sono milioni gli italiani soggetti ad allergie: alcuni sottovalutano questa condizione perché i loro sintomi sono piuttosto lievi e non incidono fortemente sulla loro vita quotidiana; altri, purtroppo, sperimentano una condizione invalidante, perché costretti a casa o impediti nell’attività lavorativa o nelle relazioni sociali da riniti allergiche e crisi d’asma, da eczemi e dermatiti. Sono soprattutto i pazienti appartenenti a questa seconda categoria che necessitano del consulto di uno specialista allergologo che possa aiutarli a risolvere i problemi legati alle crisi allergiche.

Il primo passo verso la diagnosi di allergia è sempre il colloquio con il paziente.

L’allergologo cercherà di capire, durante il colloquio, i sintomi della reazione allergica, la loro intensità, la loro frequenza, ma anche in quali occasioni essi si presentano, indagando la vita familiare del paziente, la presenza eventuale di animali domestici in casa, abitudini alimentari e stili di vita. Il passo successivo consiste nella conferma della condizione allergica e nella ricerca dell’allergene che scatena la crisi.

I due tipi di esami che solitamente vengono condotti per accertarsi della presenza di un’allergia in corso sono i test cutanei e gli esami del sangue.

Tutti possono effettuare test allergologici, adulti e bambini: sarà l’allergologo a decidere quale test è più adeguato all’età e al tipo di allergia sospettata nel paziente, alla sua storia familiare e alla sua storia clinica. Per quanto riguarda i rischi, ogni test allergologico può, potenzialmente, comportare rischi minimi, ma i test cutanei sono piuttosto sicuri. Soltanto in rari casi può verificarsi uno shock anafilattico.

I test cutanei sono di due tipi: il test percutaneo e il test intracutaneo.

  • In un test percutaneo, i sospetti allergeni vengono strofinati o inseriti in una piccola incisione sulla pelle del paziente, solitamente quella dell’avambraccio: il test è condotto per più allergeni contemporaneamente e reazioni quali gonfiore moderato e arrossamento rivelano la reazione agli allergeni presi in considerazione.
  • In un test intracutaneo, invece, l’allergene viene iniettato direttamente sottopelle: si tratta di un esame molto più sensibile e che, per questo motivo, potrebbe anche dare risultati falsati o produrre reazioni sistemiche.

In genere i test cutanei non provocano problemi e non sono dolorosi, anche se un piccolo fastidio può essere avvertito per il trattamento della pelle nei luoghi di iniezione e di strofinatura. Il grande vantaggio dei test cutanei è l’immediatezza dei risultati, che giungono dopo circa 20 minuti dall’inizio del test. Bisogna, però, aspettare almeno altri 30 minuti per osservare eventuali reazioni più forti all’allergene, soprattutto se si è effettuato un test intracutaneo. Talvolta possono presentarsi reazioni ritardate, che tendono a scomparire dopo circa 24-48 ore. In questo caso, però, bisogna comunque comunicarlo al medico.

L’esame del sangue è principalmente volto alla ricerca, nel circolo sanguigno, di anticorpi agli allergeni specifici.

Solitamente si effettua un test chiamato RAST (RadioAllergoSorbent Test, cioè test radioallergoassorbente) che cerca la quantità di IgE nel sangue in circolo: la presenza di immunoglobuline E è la conferma di una reazione allergica in atto.

Altri test effettuati sul sangue cercano la quantità di immunoglobuline (elettroforesi sierica) e la quantità di eosinofili (un aumento di eosinofili è un altro indizio a favore di un’allergia in atto).

A differenza dei test cutanei, i risultati dell’esame del sangue richiedono diversi giorni di lavorazione perché il campione di sangue deve essere inviato in un laboratorio specialistico per essere analizzato e i risultati inviati al medico che ha effettuato il prelievo.

Vanno menzionati anche altri due tipi di test: il test di provocazione e il test di eliminazione.

Il primo implica l’esposizione del paziente al sospetto allergene, sempre sotto stretto controllo medico, in quanto questo esame potrebbe provocare una reazione severa, se non addirittura uno shock anafilattico. Il secondo tipo di esame, invece, consiste nell’eliminare (soprattutto quando si tratta di allergie alimentari, ma anche nei casi di allergie agli animali domestici) per varie settimane la fonte che scatena l’allergia per provare e avere conferma che sia proprio quello l’allergene che provoca la crisi. L’esame va effettuato in più sedute, anche perché dovrebbe essere condotto senza che il paziente sappia della sospensione di questo allergene, pena il condizionamento psicologico.