Allergia al nichel solfato

Allergia al nichel solfato: riconoscerla e curarla

Tra tutte le allergie, quella al nichel solfato merita un discorso a parte, sia per la frequenza con cui si manifesta, sia per la sintomatologia diffusa e da ultimo per il fatto che l’allergene può scatenare l’allergia non solo per contatto ma anche per ingestione. Si tratta di reazione immunitaria che si scatena in seguito al contatto con il metallo o all’ingestione del solfato, quando l’organismo non è in grado di tollerarlo.

Il nichel è un metallo altamente resistente all’aria e all’acqua. È presente nel suolo, nell’acqua, nei substrati vegetali in concentrazioni che variano a seconda del terreno, del grado di inquinamento industriale, dei pesticidi o fertilizzanti utilizzati.

Convivere con questa allergia, inizialmente, è molto complicato.

Occorre prestare attenzione ai detergenti utilizzati, sia per il corpo che per la casa, al make-up, alle stoviglie, agli indumenti e al cibo. L’allergia al nichel segue percorsi diversi da quelli dell’allergia ai pollini o agli acari della polvere, manifestando solitamente i propri effetti con azione immunologica ritardata anche di molte ore rispetto al contatto fisico o alimentare con il metallo allergizzante, ciò può giustificare una reazione prodotta da un qualche alimento che magari, in un primo momento, si pensava di aver ben tollerato.

L’allergia al nichel è patologia, oggi, sempre più diffusa. La sua prevalenza nella popolazione generale si aggira intorno al 10-15% con punte fino al 28% nella popolazione femminile.

Si può manifestare come Dermatite Allergica da Contatto (DAC) e/o attraverso un’altra forma patologica definita, già nel 2006, Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel (SNAS), caratterizzata da disturbi diffusi a carico di organi e apparati differenti, che possono presentarsi isolatamente o in varia associazione tra di loro. Questi disturbi possono interessare il sistema gastrointestinale (diarrea o stipsi, dolenzia e gonfiore addominale), il sistema respiratorio (asma e/o rinite), l’ambito neurologico (cefalee e/o disturbi neuro-astenici), l’apparato muscolo scheletrico (dolori articolari e muscolari, “fatica cronica”), la pelle (lesioni ulcerative, eruzioni eczematose e pruriginose, orticaria), i vasi sanguigni (vasculiti).

È di fondamentale importanza cercare di evitare il contatto diretto con il nichel. Gli oggetti e le sostanze che lo possono contenere sono:

  • Oggetti di metallo e leghe (bigiotteria, occhiali, orologi, bottoni, cerniere…)
  • Oro bianco, argento (alluminio ed oro giallo sono nichel free)
  • Inchiostri e liquidi per stampanti
  • Colori per vetro e ceramiche
  • Tinture per capelli
  • Coloranti per cuoio e pelli
  • Detersivi
  • Alcune protesi dentali.

Ma come abbiamo in precedenza detto il nichel può dare allergia anche per via orale, il paziente affetto da dermatite da contatto al nichel quando assume cibi particolarmente ricchi di nichel può manifestare una dermatite diffusa, eczematosa, pruriginosa, simile a quella da contatto ma non circoscritta. Ma può anche presentare sintomi gastroenterici (vomito, diarrea, dolori addominali, gonfiore, stipsi, pirosi retro sternale), sintomi respiratori (rinite, asma), e sintomi generali (cefalea, febbre, fibromialgie, artralgie, sindrome da stanchezza cronica).

È essenziale, pertanto, nel soggetto allergico al nichel seguire una dieta particolare, se non priva, perlomeno povera di nichel.

Purtroppo, il Nichel Solfato si trova in numerosi alimenti comuni, che vanno dai cereali come il riso e l’avena a fonti di proteine come fagioli, lenticchie e frutti di mare, passando per alcuni tipi di frutta e di verdura, cioccolato e caffè. A complicare ulteriormente il quadro c’è il fatto che l’acqua potabile può contenere una certa quantità di nichel solfato, e che la cottura di cibi acidi in pentole di acciaio inossidabile può aumentare il contenuto di questo metallo nei cibi stessi. Complessivamente, l’assunzione alimentare media di nichel solfato è di circa 0,3-0,4 mg al giorno, un livello più che sufficiente per provocare sintomi in pazienti sensibili.

Patch test

La diagnosi viene fatta con il patch test ovvero la applicazione di un cerotto sulla pelle contenente nichel che conferma la sensibilizzazione.

In caso di positività all’esame, si procede dapprima con eliminare dalla dieta per un periodo limitato alle 4-6 settimane, gli alimenti contenenti nichel. Se il paziente, da questa dietoterapia, trae significativi benefici sulla sintomatologia si attuerà un test di provocazione specifica con il nichel e solo in caso quest’ultimo risulti positivo si potrà fare una diagnosi di allergia sistemica al nichel, indirizzando poi il paziente ad un trattamento desensibilizzante specifico per via orale con il nichel solfato.

Se sospetti di soffrire di allergia al nichel solfato puoi rivolgerti al nostro studio medico che grazie alla stretta collaborazione tra l’immunologo allergologo e il biologo nutrizionista saprà fornirti un supporto medico specialistico adeguato alla risoluzione dei tuoi problemi di allergia.